Παρασκευή 29 Απριλίου 2011

The 7th Issue of our Magazine

Voilà!!! That's it here!!! Ιδού... !!! Ècco fatto!!!
Our magazine is ready in two versions:
  •  a Readable version, as a flip book...
  • and an explorable one in pdf format....


All the articles included are published on this blog in previous time.

Feel free to express us your impressions. We are looking forward to your messages by e-mail or comments...
Have an enjoyable reading!

Many thanks for their efforts and the collaboration to all students-journalists and their teachers.
Teachers in charge per country are:
From Italy: Maristella S., Mariela V., Antonio Ep.
From Bulgaria: Elena N.
From Slovakia: Tereza S.
From Turkey: Nadir C.(Kat) and Aysun E. (Izmir)
From Greece: Argyro Chr., Stavriana S., Katerina F.


Τετάρτη 27 Απριλίου 2011

AUGURI ITALIA!




AUGURI ITALIA!  150 CANDELINE PER TE!
 
Centocinquant’anni fa, quando la penisola italica era divisa in diversi stati, un esercito di cuori ribelli, I Mille, rischiarono la loro vita per unirla. Erano persone legate soprattutto dagli stessi ideali liberali e repubblicani. Guidati dal generale e patriota Giuseppe Garibaldi, lottarono per ottenere l’unione tanto desiderata della penisola e della popolazione stessa e così il 17 marzo 1861 il loro obiettivo fu raggiunto.

Quest’anno, a distanza di centocinquant’anni, questo evento lo ricordiamo tra festeggiamenti e approfondimenti storici. Per questo giorno speciale le scuole sono rimaste chiuse e grandi e piccini si sono riuniti nelle piazze delle loro città adornate da bandiere, festoni e palloncini. È stata per tutti una giornata emozionante tra concerti, rappresentazioni teatrali, mostre di documenti, animazioni di strada, bande, spettacoli di luce, discorsi toccanti e fuochi d'artificio sotto le stelle.
Questa ricorrenza ci ha spinti a riflettere su quanto sia importante condividere gli stessi ideali democratici e repubblicani. Un importante messaggio che dovrebbe essere recepito soprattutto da noi giovani, essendo il futuro dell’Italia. Noi dovremmo impegnarci a mantenere un clima di pace, serenità e spirito di collaborazione per una nazione migliore.

Mariangela Cuscianna, Oriana Loschiavo

HAPPY BIRTHDAY ITALY!
150 CANDLES FOR YOU!

One hundred and fifty years ago, when he Italian peninsula was divided into several states, an army of rebel hearts, "I Mille ", risked their lives to unite it. These people were especially linked by the same liberal and Republican ideals.
Guided by the general and patriot Giuseppe Garibaldi, they fought for so much desired the union of the peninsula and he population itself, and so on 17th March 1861 their goal was achieved. This year, after one hundred and fifty years, we celebrate this event with festivals and historical insights.
For this special day schools remained closed and people of all ages gathered in the streets of their cities adorned with flags, streamers and balloons. It was an exciting day for everyone among, theatrical performances, exhibitions of documents, street events, light shows, moving speeches and fireworks under the stars. This anniversary has prompted us to think about how important it is to share the same Republican and democratic ideals.
An important message that should be implemented especially by young people is the future of Italy. We should strive to maintain a climate of peace, serenity and spirit of cooperation for a better nation.

Mariangela Cuscianna, Oriana Loschiavo

Τρίτη 26 Απριλίου 2011

150 anni

150 anni

Il Re assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861".



1861 Nascita del Regno d’Italia

Queste sono le parole solenni che attribuiscono al sovrano la guida politica della nazione. Il nuovo sovrano avrebbe dovuto chiamarsi Vittorio Emanuele I ma per confutare ogni dubbio sulla gestione del Regno, rimarcò la continuità dinastica di casa Savoia.

Cavour dal canto suo era entusiasta, aveva ancora poco tempo da vivere ma ammirava l’Italia, la sua creatura era sorta da un variegato mosaico di stati preunitari nonché attraverso un lungo lavoro politico-diplomatico di alleanze con le potenze europee. Tra la prima e seconda metà del XIX secolo, la borghesia europea aveva abbandonato le idealità romantiche che l’avevano spinta al potere e si volse verso orizzonti realistici incarnati nella cultura positivista che ne legittimarono il potere. I sostenitori della vecchia monarchia erano ai margini, ma di lontano si profilava un nuovo e più temuto avversario: lo spettro del comunismo. Era un fantasma che turbava i sogni delle classi dirigenti e si poneva come forza alternativa per la conquista di spazi di potere in virtù di una poderosa ideologia antagonista. Per Cavour però il potenziale anarchico e socialista riguarderà le generazioni future. Egli aveva assolto il suo compito: aver fatto l’Italia e soprattutto non averla fatta fare a Mazzini.

Correva l’anno 1861 e gli ideali del Risorgimento erano esaltati dalla stampa ufficiale, nelle sparute scuole e tramandati negli angoli più remoti della nostra nazione, attraverso una tradizione orale condita con il carattere mitico e fantastico.



1911 I primi 50 anni dell’Unità

Il fermento patriottico è sempre acceso ma si assiste alla pericolosa mutazione genetica del concetto di nazione della cultura romantica nel nazionalismo della Belle Epoque. La nazione manzoniana “una d’arme, di lingua, d’altare,/ di memorie, di sangue e di cor” diventa “La Grande proletaria si è mossa” pronta alla guerra intesa come “sola igiene del mondo”. Non è più l’Italia degli accordi di Plombieres, il nostro paese non è più legato alla nazione sorella dalla quale era scaturita la prima scintilla di libertà, allorquando il trionfale ingresso di Bonaparte in Milano aveva scosso dal torpore gli animi dei primi patrioti.

È invece l’Italia della Triplice Alleanza, del patto innaturale con il nemico storico del Risorgimento, l’Austria, sui cui stendardi oltre all’aquila imperiale campeggiava, si era detto, l’obbrobrio di un giuramento tradito. Prima di giungere ai 50 anni di unità si passa attraverso la III guerra d’indipendenza, la presa di Roma, la fallimentare politica coloniale di Crispi ma anche la repressione interna, la legge Pica, il presidio dell’esercito al sud sostenuto dalla cultura ufficiale e dalle farneticazioni lombrosiane.

I festeggiamenti comunque sono organizzati dalla classe dirigente liberale che s’identifica nella figura di Giovanni Giolitti, l’uomo politico che aveva sanato i rapporti con la Santa Sede dopo la frattura del non expedit. Sono gli anni dell’industrializzazione, pur in zone limitate, della politica collaborativa tra i liberali progressisti e il riformismo socialista. Giolitti era riuscito a imbrigliare gran parte della forza di sinistra nell’alveo del socialismo gradualista che dal canto suo aveva mietuto copiosi risultati: miglioramento delle condizioni di lavoro, primi esempi di assistenza sanitaria, e previdenziale, azioni a sostegno delle donne e dei bambini, istruzione elementare obbligatoria.

Il 1911 è l’anno della guerra di Libia, tardivo corollario alla già affermata opera di colonizzazione delle potenze europee. Dietro gli splendori delle mostre, della cultura e del progresso, dietro la patinata vetrina europea però si celano terribili le contraddizioni sociali, le antiche rivalità tra gli stati, si avverte quasi una fiacchezza morale, un fastidio di civiltà. Poi assisteremo “all’inutile strage” del I terribile conflitto mondiale, agli stati totalitari e al collasso della civiltà liberale.

Correva l’anno 1911. I cinquanta anni sono festeggiati in modo solenne. Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele II e Garibaldi sono ancora fulgidi esempi e pur sempre i grandi padri della patria venerati tra i banchi di scuola e ricordati nella toponomastica delle città.



1961 Si celebrano i 100 anni dell’Unità

I cento anni di Unità si celebrano all’insegna della crescita economica. Il nostro paese è inserito nella ferrea logica del mondo bipolare. L’Italia è un paese con vistose peculiarità: porta ancora con sé il peso della guerra, un peso materiale e morale. E’ un paese sconfitto, ha partorito ed esportato uno dei primi esempi di regime totalitario. Allo stesso tempo è presente il più grande Partito Comunista dell’Europa occidentale. La frattura all’interno del campo politico ha radici profonde, tuttavia conclusa l’esperienza centrista, si assiste quasi increduli a una rigogliosa crescita economica. Il cosiddetto miracolo economico che ha il suo apice tra il 1958/1963, segna una forte spinta verso la modernità.

Reti autostradali, motorizzazione, diffusione di elettrodomestici e TV costituiscono la caratteristica di questi anni, anni in cui si assiste anche al mutamento del costume e della società. Per il momento a garantire la felicità dell’uomo comune sono le tre M (mestiere, moglie, macchina) ma si gettano sin da ora le basi per i nuovi idoli (Marx, Marcuse, Mao) le nuove e rivoluzionarie M della contestazione in Europa e in Italia. Gli anni Sessanta assistono all’elaborazione di una nuova ideologia alternativa, terzomondista, pacifista e femminista che sorge sul tronco del marxismo ortodosso.

 Correva l’anno 1961.  Parole come patria, nazione, unità, tricolore hanno perso il loro fascino, anzi sono pronunciate sottovoce perché di sapore nostalgico, causa l’uso distorto e propagandistico che ne fece il regime fascista. Lo spirito patriottico si trascina stancamente nelle aule scolastiche, dove a tratti si respira ancora lo spirito idealistico-gentiliano.

Sono più allettanti termini sovranazionali, ONU, Patto atlantico, Socialismo, internazionalismo. L’orizzonte nazionale appare troppo angusto in un mondo dove non si può non scegliere da che parte stare.



2011 ovvero 150 anni dell’Unità

La società è quella post-industriale, nel mondo esiste una sola superpotenza uscita vittoriosa dalla II guerra mondiale e dalla guerra fredda accanto a un’altra che si affaccia, la Cina dagli sviluppi inaspettati e a tratti inquietanti. Cessato il pericolo del comunismo per le società liberal-capitaliste si aggira lo spettro dell’Islam radicale e di un mondo disperato che bussa alle porte del fortino dei paesi ricchi. L’Italia ha consumato la crisi della I Repubblica e il mancato decollo della seconda. Tutte le forze politiche si uniscono intorno al tricolore anche coloro che vivevano nel mito delle stelle e strisce o della rivoluzione d’ottobre. La nazionale di calcio e qualche compassato momento celebrativo perdono così il loro monopolio, tutti cantano l’inno dello sconosciuto Mameli persino i giocatori di calcio. È reintrodotta la festa della Repubblica, un tempo intesa come rigurgito militarista e nazionalista.

     Parlare di nazione e patria, ora che sono caduti gli steccati della guerra fredda non fa più paura; il passato tuttavia ritorna e anche la celebrazione non ha visto tutti concordi. Nel momento in cui si festeggiano i 150 anni, sono in edicola,  guai se non fosse così,  testi che parlano dell’antirisorgimento o del risorgimento tradito. Terroni e Polentoni sono solo due di una serie innumerevole pubblicazioni che indagano sul lato oscuro di quel periodo; non è nuova tale prospettiva, il Risorgimento mancato è presente sia nei Quaderni del carcere di Gramsci sia nella narrativa meridionalista che passa attraverso l’asse I Viceré, I vecchi e i Giovani e il Gattopardo.

Il giudizio di Gramsci ad esempio è senza appello : “I liberali concepiscono l’unità come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso, ma come conquista regia…”.

Dovunque esercito, coprifuoco, pena di morte eseguita con estrema facilità; deportazione sulle montagne del nord; prefetti e sindaci piemontesi, di nomina governativa, in quelle terre che si proclamavano “liberate”, e, infine, l’acquisizione della complicità di parte della nobiltà e della borghesia meridionale con la cessione di terre del demanio, di proprietà ecclesiastiche confiscate, e di posti a sedere nel Senato di nomina regia, e cioè, ancora una volta, piemontese.

Fratelli d’Italia! Dirà qualcuno. Anche Caino e Abele erano fratelli si potrebbe rispondere. Ma questo ora a cosa serve? L’Italia ha avuto una lunghissima gestazione ma un frettoloso parto. Molti furono i lati oscuri, le insufficienze ma forse quella cavouriano-sabauda fu l’unica via per ottenere un risultato che la Spagna, l’Inghilterra, la Francia ad esempio avevano conquistato secoli addietro.

Corre l’anno 2011. Il compito della scuola non è legittimare un Risorgimento delle classi dirigenti né quello di inneggiare ai briganti e ai Borboni ma analizzare il periodo attraverso una riflessione critica, inserendo fatti, circostanze, personaggi e moltitudini nelle coordinate del tempo senza mai dimenticare l’orgoglio di appartenere a una nazione culla di cultura e civiltà.



 Prof. Giancarlo Minardi

ABOUT THE “MILLE”…

A PROPOSITO DEI MILLE…
Tra i Mille di Garibaldi, un ruolo considerevole lo ebbe Giambattista Pentasuglia, a cui è intitolato il nostro istituto. Egli nacque il 2 Novembre 1821 a Matera, dove frequentò per alcuni anni il seminario. Successivamente, però, influenzato dalle idee liberali, era un repubblicano, abbandonò la sua città natia e partecipò a varie spedizioni militari nel processo dell’unità d’Italia. Nel 1848 si laureò in Fisica a Torino e svolse importanti incarichi nel campo delle telegrafia. Egli, partecipando alla spedizione dei Mille, contribuì all’unificazione della penisola interrompendo le comunicazioni con l’esercito borbonico tagliando i fili del telegrafo dell’Ufficio di Marsala.

La casa regnante borbonica si opponeva all’unificazione della penisola. Successivamente Pentasuglia si occupò delle comunicazioni telegrafiche in tutto il Regno e, inoltre, pubblicò un manuale di telegrafia primo in Italia. Per le sue gesta fu premiato con medaglie d’oro e diversi riconoscimenti.

Morì a Matera nel 1880 e, in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità, per ricordarlo è stata posta una statua che lo rappresenta nella Villa Comunale, ora Villa dell’Unità d’Italia, di Matera. Noi studenti dell’I.T.I.S G.Pentasuglia lo ricordiamo non solo per le sue imprese nel processo di unificazione italiana, ma soprattutto per essere stato uno dei primi esperti italiani di telegrafia.

                                                                                                       Mariangela Cuscianna, Oriana Loschiavo


ABOUT THE “MILLE”…
Giambattista Pentasuglia, after whom our institute was named, had a considerable role among “I Mille” of Garibaldi. He was born on 2nd November 1821 in Matera, where he attended the seminary for a few years. Subsequently, however, influenced by liberal ideas, he was a Republican, left his native town and participated  in various military expeditions in the process of the unification of Italy. In 1848 he graduated in physics in Turin and held important positions in the field of telegraphy. 
He took part in the expedition of “I Mille”, contributed to the unification of the peninsula interrupting communications with the Borbonie army cutting the telegraph wires of the Office in Marsala. The Borbonie royal family objected to the unification of the peninsula. Then Pentasuglia worked on telegraphic communication throughout the Kingdom and also published the first telegraphy manual  in Italy. 
For his exploits he was awarded gold medals and other awards. He died in Matera in 1880 and, on the occasion of the celebration for the one hundred and fifty years of the Unity, to remember him, a statue has been built, which represents him in the Villa Comunale, now Villa Unification of Italy, in Matera. We, students at I.T.I.S  “G.Pentasuglia” remember him not only for his contribution in the process of Italian unification, but also for being one of the first Italian experts in telegraphy.

Mariangela Cuscianna, Oriana Loschiavo

Πέμπτη 7 Απριλίου 2011

Violence in Soccer


Violence in soccer is a very serious problem that faces our society. Young people, after the soccer games cause many problems. It is pure violence. They break chairs, hit each other, and hit people who don’t want to take part in their violence.
As a result of this, behaviors many people don’t go to the stadiums to see a soccer game. Therefore, the violence is a very bad condition and the state must take different actions in order to meet this situation.
Self-Respect as a method to reduce violence. A person with self respect is against the violence. All young persons must try to have self-respect.

You must remember the following:
  • A good friend always helps you in difficult situations and always says a good word to you. So, gradually you gain self respect.
  • If you are too good to other people you feel proud and so you gain self-respect.
  • Finally, you must remember that all people make mistakes and so you don’t have to feel bad. This builds your self-respect.
In short, following these three simple suggestions gradually you will build your own self-respect and you will respect not only yourself but all the other people.

 Authors:
Loukas Nomikos B2, Giorgos Mistiloglou B2, Irene Lykourinou B2

Unemployment in Greece

Unemployment in Greece is a serious problem, especially the last years. In the young population, it is about 35% and this fact is a very situation.
Some of the basic reasons of high unemployment are the following: 
  • The industrial production is very low.
  • Many people in Greece feel that the blue-colored professions are of a ‘lower respect’. So they don’t prefer to work in all kinds of jobs. 
  • Many Students, due to insufficient presentation of different jobs, choose to study in areas of knowledge with very low job possibility.  
Source of the basic effects of unemployment are the following:
  • Unemployed people can not meet their basic needs.
  • Unemployed people are full of anxiety and fear.
  • Also, they feel very impressed.
Some of the basic actions in order to fight unemployment are the following:
  • The state can help economically the industries who fire unemployed people.
  • The state takes actions to increase the demand.
Authors:
§ Romanos Katerinakis B2, § Basilis Dine B2